La Normativa sui gas refrigeranti
Dal 1° gennaio 2015 è iniziata la graduale riduzione di alcune fattispecie –le più diffuse- di gas refrigeranti: i gas fluorurati.
I gas fluorurati F-gas sono composti principalmente dai seguenti gruppi di sostanze: idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6).
Gli HFC sono il gruppo più comune; si tratta di sostanze di sintesi che, a partire dagli anni novanta, hanno sostituito i CFC (clorofluorocarburi) e gli HCFC (idroclorofluorocarburi). Mentre gli ultimi contribuiscono all’assottigliamento dello strato di ozono stratosferico, gli HFC hanno una potenziale rilevante nel riscaldamento terrestre (GWP)
Il 1° gennaio 2015 è entrato ufficialmente in vigore il Regolamento (UE) n. 517/2014 sui gas fluorurati (pubblicato il 20 maggio 2014 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea). Rispetto al precedente Regolamento (CE) n. 842/2006, il nuovo Testo mantiene l’obiettivo di protezione dell’ambiente rafforzando e introducendo specifiche disposizioni volte alla riduzione delle emissioni dei gas fluorurati a effetto serra (F-gas). In particolare, il nuovo regolamento fissa un tetto massimo al consumo degli HFC, al fine di ottenerne una riduzione del 79% entro il 2030.
Tali gas trovano oggi impiego principale nei refrigeratori e congelatori domestici e commerciali, così come nei sistemi di refrigerazione centralizzati (multipack per uso commerciale) e negli impianti di condizionamento monosplit contenenti meno di 3 kg di gas fluorurati ad effetto serra e con GWP maggiore o uguale a 750.
Ad oggi diventano sostanzialmente ammissibili solo i seguenti refrigeranti: (i) idrocarburici (quelli utilizzati in TINA e RETINA), (ii) ammoniaca e (iii) anidride carbonica CO2.
- Per quanto attiene l’ammoniaca, oltre ad essere velenosa, viene utilizzata esclusivamente nei gruppi ad assorbimento e quindi interessa solo marginalmente il mercato della refrigerazione.
- Ai fini del riscaldamento, la CO2 è utilizzabile solo per situazioni particolari tra le quali produzione di sola acqua calda sanitaria (a temperature ≥ 70°C per poter garantire almeno un Delta T = 50°C), sfruttamento di cascami termici industriali ad alte temperature ed utilizzi nell’ambito della climatizzazione nel settore auto.
Inoltre, la CO2 richiede pressioni assai elevate (fino a 80 bar / 100 bar) e quindi determina una serie d’inconvenienti (es. l’aumento di spessori delle pareti dei compressori che aumentano sensibilmente pesi, ingombri e costi, rischi di esplosioni, fughe di refrigerante -e quindi necessità di rabbocchi molto più frequenti- rotture degli scambiatori
Nel nostro percorso di ricerca, abbiamo condotto un’analisi approfondita sui refrigeranti idrocarburici, che richiedono pressioni molto ridotte (massimo 10 bar per condensare a 81°C) e con evidenti benefici costruttivi, di sicurezza e di efficienza.
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