Comunità energetiche: energia in condivisione
Le comunità energetiche vengono costituite da soggetti che condividono la capacità produrre, consumare e condividere energia prodotta da fonti rinnovabili.
Con la Delibera 318/2020 le comunità energetiche trovano un loro posto nel panorama legislativo italiano. La delibera infatti riconosce il diritto di cittadini, famiglie, imprese ed enti di aggregarsi per perseguire un principio di autoconsumo energetico, quando questo viene prodotto, consumato e condiviso da fonti rinnovabili.
In altre parole, l’energia prodotta dalla comunità può essere consumata, immagazzinata oppure rimessa in rete, purché tali attività non costituiscano attività commerciale o professionale.
Si viene quindi a creare una grossa opportunità per condomini, famiglie, comuni e cooperative: di iniziare a rispettare l’ambiente azzerando completamente le emissioni cogliendo tutti i vantaggi che la tecnologia ha da offrire.
Comunità energetica per famiglie e condomini: i vantaggi
Nella pratica i vantaggi di produrre l’energia in condivisione sono diversi. L’acquisto delle tecnologie necessarie per produrre, consumare e accumulare l’energia può essere ripartito tra i soci, riducendo i costi per il singolo partecipante.
Ma la lista dei pro va ben oltre l’ammortamento dei costi iniziali e riguarda:
- Aspetti ambientali: le comunità energetiche hanno un impatto ambientale prossimo allo zero.
- Aspetti sociali: la gestione degli impianti è condivisa e la comunità condivide l’energia che produce
- Aspetti economici: seguendo un principio di autoconsumo la comunità energetica ha un netto risparmio in bolletta.
- Aspetti finanziari: i locali possono aumentare il loro valore immobiliare aumentando la classe energetica.
Costituire una comunità energetica diventa quindi un’importante occasione per le famiglie e per le condomini. L’associazione porterebbe significativi miglioramenti in termini di vivibilità per gli inquilini, riducendo le spese e aumentando l’autosufficienza.
Il panorama delle comunità energetiche
Se nel mondo la soluzione delle comunità energetiche ha già preso piede da tempo, specie con riferimento ai Paesi nordeuropei, in Italia la diffusione è ancora lenta. Si possono però menzionare diversi casi di comunità energetiche dai risvolti positivi e interessanti.
La NzeB (Nearly Zero Energy Building) di Prato, in cui sono stati costruiti 29 nuovi alloggi e un centro civico. In questo caso si parla di social housing, secondo la quale alcuni interventi immobiliari e urbanistici vengono gestiti in maniera organica piuttosto che separatamente. In particolare, il progetto di Prato è autosufficiente per il 60% dell’energia elettrica e per il 90% del riscaldamento. Per ottenere questa efficienza energetica, il progetto ha richiesto l’installazione di 100 pannelli fotovoltaici e una pompa di calore dalla potenza di 152 kW. Anche se progetti di questo tipo stanno prendendo sempre più piede nel nostro Paese, Legambiente informa che le iniziative di questo tipo sono ancora poche e che si procede lentamente.
Se vuoi approfondire e scaricare il rapporto sulle comunità rinnovabili leggi l’articolo di Legambiente
Un condominio prosumer
Con il diffondersi di questa soluzione può nascere un dubbio sulla nuova identità del consumatore di energia. In questi casi infatti, il consumatore non è più solo tale in quanto produce l’energia che consuma in un principio di totale autosufficienza. Si parla quindi di prosumer (dall’unione delle parole produttore e consumatore), una figura ibrida che entra di diritto nel ciclo produttivo dell’energia per renderlo più sostenibile.
La RED II (Renewable Energy Directive) del 2018 mette questa figura al primo posto nella valutazione del panorama energetico mondiale. Il ruolo del prosumer nel mercato dell’energia va considerato sotto diversi aspetti: dalla socialità alla tecnologia, dall’ambiente ai costi. Se prima quindi non era concesso l’utilizzo condiviso degli impianti energetici, oggi è possibile grazie a questa direttiva, che è stata resa operativa dalla delibera ARERA.
I condomini a si trovano, dunque, a gestire un ruolo interessante per queste finalità. I condòmini infatti possono decidere di associarsi e condividere l’energia, risparmiando sulla bolletta e partecipando alla costituzione di un nuovo edificio senza emissioni.
Comunità energetiche e autoconsumo
Le comunità energetiche dovranno rispettare il principio dell’autoconsumo. In altre parole l’associazione di produttori di energie rinnovabili può consumare la propria energia e condividerla senza finalità di lucro. Rispetto al tema dell’autoconsumo, la delibera ARERA di agosto 2020 si esprime in questi termini:
“L’autoconsumatore di energia rinnovabile è un cliente finale che, operando in propri siti situati entro confini definiti o, se consentito da uno Stato membro, in altri siti, produce energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo e può immagazzinare o vendere energia elettrica rinnovabile autoprodotta purché, per un autoconsumatore di energia rinnovabile diverso dai nuclei familiari, tali attività non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale.”
Delibera ARERA 4 agosto 2020 (318/2020/R/EEL)
Le comunità energetiche, per rispettare la normativa devono avere alcune caratteristiche:
- Utilizzare una rete a bassa tensione
- Utilizzare impianti inferiori a 200 kW
- Utilizzare fonti rinnovabili
- Consumare l’energia nelle immediate vicinanze del luogo in cui viene prodotta
- Gli obiettivi sono ambientali, economici e sociali a livello di comunità, membri o aree nelle quali il soggetto opera piuttosto che finanziari.
Come si legge nella nota del Mise, le comunità energetiche sono quindi a tutti gli effetti dei soggetti giuridici che fanno capo a un nucleo di persone che possono essere famiglie o imprese, che producono, consumano e condividono energia da fonti rinnovabili.
Vuoi scoprire di più sulle energie rinnovabili? Leggi l’articolo Energie rinnovabili – Le più importanti.
Comunità energetiche e superbonus:
A sostenere gli interventi per creare una comunità energetica c’è il nuovo superbonus al 110%. Le detrazioni fiscali vengono riconosciute, oltre che a famiglie e imprese, anche alle comunità energetiche rinnovabili al fine di dare una spinta verso la totale transizione energetica.
In particolare l’Ecobonus riservato alle comunità energetiche, prevede la decurtazione al 110% per i primi 20 kW, applicando l’ordinaria detrazione del 50% sul restante, con tetto massimo complessivo di 96.000€.
La materia relativa al nuovo ecobonus è però tutt’altro che definita: si attendono infatti nuovi aggiornamenti circa la durata e l’estensione delle detrazioni. Queste infatti potranno essere allargate ad altri soggetti o prevedere una data di fine successiva al dicembre 2021.
Vuoi scoprire tutto sull’ecobonus al 110%? Leggi il nostro articolo Ecobonus al 110%: un’opportunità da cogliere al volo.